26 December, 2008

良いお年をお迎えください。Aspettando il Capodanno.


Quando Tokyo prenderà improvvisamente le sembianze di un ammasso di cemento e vetro, il suo bel cielo azzurro e limpido non basterà più per farvi alzare dal letto con il sorriso e il miglior ramen di Shibuya non scalderà più il vostro cuore beh, non preoccupatevi. Avete solo bisogno di andare in vacanza.

In Giappone il Natale è una pura e semplice festa commerciale, perciò - escludendo le mie 4 tradizionalissime mura - per godervi riposo e mangiate dovrete attendere il Capodanno.
C'è però l'occasione di farsi qualche giorno di fila approfittando del Tenno Tanjobi, il compleanno dell'Imperatore Akihito che, dal 1989, ricorre il 23 dicembre. E quest'anno è capitato di martedì, davvero niente male.

Se amate sciare, intorno a Tokyo ci sono diverse possibilità. Con soli 80 minuti di shinkansen potrete andare in giornata a Yuzawa, nella prefettura di Niigata. Oppure concedervi una notte a Nozawa, famosa per i suoi impianti all'avanguardia e le meravigliose stazioni termali.
Se invece vi limitate a sport meno impegnativi, per esempio lanciare palle di neve oppure passeggiare mangiando delizie come la sottoscritta, concentratevi solo sul relax e puntate a luoghi decisamente meno trafficati.


Munitevi di due giorni di riposo e un biglietto per Nagano, a solo un'ora e mezzo da Tokyo. La città è dominata dal meraviglioso complesso del Zenkō-ji, antico Tempio buddista famoso per le storiche battaglie del quindicesimo secolo. Potrete arrivare in cima in soli 10 minuti di bus e pranzare con un ottimo sansai teishoku, menu fisso a base di gustosissime verdure di montagna (the City apprezzerebbe moltissimo). La via per il Tempio è costeggiata da diversi deliziosi negozietti di cibi tipici e artigianato, ma il punto forte è la boutique del vino St. Cousair, che produce un merlot interessante.


Due giorni di neve, relax, cibo. Uno dei migliori modi per attendere il Capodanno.

22 December, 2008

The Green Apple


"Scopri un altro lato di NY"

Il celebre logo I NY fu creato da un’agenzia pubblicitaria (che vinse la gara) per promuovere il turismo in tutto lo stato. Ma Milon Glaser, il graphic designer che la inventò, non avrebbe mai immaginato che quella scritta sarebbe diventata per più di trent’anni lo slogan di una delle città più visitate del mondo. Solo quest’anno, infatti, accolto tra mille polemiche, è stato presentato il nuovo logo di New York: identico al vecchio ma con l’aggiunta di una farfalla e di uno scoiattolo (ospite fisso del Central Park). Questo spiega come mai le magliette bianche con la celebre scritta venivano vendute ultimamente a 99 cents… C’è chi dice che sia un richiamo alla natura dello stato, che non si riduce a una singola città. Personalmente, ci ho visto un richiamo all’ecologia, a cui Manhattan è sempre più interessata. Basta pensare alla vicenda dell’albero che ogni anno illumina vista e cuori dal 30 novembre al 6 gennaio: il mitico albero di Natale del Rockfeller Center.




La sua accensione è un vero e proprio evento, come il count-down di Time Square la notte del 31 dicembre. 30.000 lampadine per un fusto alto 22 metri, ma come scrive ecoblog:

Quest’anno l’albero è decorato con 30′000 lampadine a LED, che a parità di luminosità consumano 1/3 delle normali lampadine natalizie. In pratica, il consumo giornaliero di corrente elettrica dell’albero passa da 3510 KWh a 1297.

...Quando l’albero sarà di plastica avremo completato l’opera.
Comunque sia, lo spettacolo è assicurato. Chi ha passeggiato almeno una volta per Manhattan sotto le feste di Natale non potrà mai dimenticare le splendide luci e le lussuose decorazioni.



Sarà banale, ma rimane un momento per poter ancora sognare. E non è certo non ammetendolo che si combattono il consumismo sfrenato e la crisi. Oggi, in tempi di recessione, come tanti anni fa, magari in tempi meno duri, la neve che cade sulla Quinta consola, rincuora come i ragazzi che pattinano spensierati davanti alla statua di Prometeo.
O almeno, nel mio Natale c’è anche questo.

18 December, 2008

東京ブロガーズ。Da Gustavo a Nihonbashi: vino, prosciutto & blog.


Una grigia mattinata alla rincorsa di treni, un paio di onigiri al sapore di pioggia per sopravvivere un altro paio d'ore, un tacco rotto. Dopo una giornata del genere non potevo davvero chiedere di meglio.

Zen and the City presenta la prima cena tra Tokyo resident bloggers: 3 lingue, 45 etichette di vini e 4 indirizzi web. Chiacchiere informali tra amici non più virtuali, cibi semplici ma dal sapore autentico nella cornice dell'originalissimo - e sempre pienissimo - ristorante italiano Gustavo a Nihonbashi.


Riscaldati dall'atmosfera di questo splendido locale, assolutamente very italian style (tranne il servizio, eccellente), ci siamo sfidati all'assaggio di vini e pietanze semplici ma gustose.
Come il casatiello napoletano, rigorosamente home made, che ha conquistato presto il cuore della nostra Vivi-roma; le olive ascolane, perfettamente dorate e saporite, piatto preferito dalla solare Melinda Joe. Mortadella ai pistacchi, culatello, prosciutto San Daniele per l'esigentissimo Ivitirvs.

Niente pasta, pizza & mandolino, per intenderci.
Prosciutto e vino, una nuova e originale sfida per difendere la nostra cultura culinaria in Terra nipponica.

12 December, 2008

地鎮祭。La purificazione della terra.




Proprio mentre scrivo questo post, la terra sta tremando.
Forti scosse che fanno vibrare i vetri della casa e increspare il mio caldo ocha.

Ma state tranquilli, non si tratta del solito terremoto. Semplicemente, stanno demolendo la casa accanto a suon di ruspa e piccone. Si tratta di un avvenimento molto comune in una città come Tokyo, dove tutto è in continua trasformazione e, dopo poco tempo, diventa irrimediabilmente obsoleto.

Prima di operare qualsiasi modifica è però necessario chiedere il permesso allo Spirito della Terra. In Giappone, infatti, nella Natura risiedono numerosi Dei che vanno tenuti buoni, se non si vuole incappare in qualche brutto guaio.

È questa l'origine del Jichintai, letteralmente "cerimonia di purificazione della Terra". Prima di piantare un albero, costruire una casa o compiere semplici lavori di manutenzione stradale è necessario chiedere il permesso all Spirito residente. Nel Kansai e in altre zone del Giappone anche i luoghi sacri sono sottoposti a ricostruzione completa, come nel caso del Santuario di Ise, un complesso di Templi che viene smantellato e ricostruito completamente ogni 20 anni.



Generalmente si crea un piccolo altare con quattro rami di bambù e si prega affinché i lavori si compiano con successo e in sicurezza. Come potete vedere nel video in apertura, al momento della cerimonia si predispongono diverse offerte simboliche, tra cui sake, riso, acqua, sale, verdure ecc. sopra un tavolo chiamato kumotsu.

La foto sopra risale a un paio di anni fa.
Pare che lo Spirito sia stato molto benevolo, dato che al posto di quel fazzoletto di terra ci sono ben tre abitazioni, con tanto di ospite residente.

06 December, 2008

Il caso vuole, il destino pretende

Questo titolo non è casuale. Si tratta infatti di una frase a cui tengo molto, sentita da un mio carissimo amico giocatore, mi correggo, Giocatore. Lo stesso Dostoevskij avrebbe fatto carte false per poter sedersi al tavolo con lui. Se state già storcendo il naso perché il gioco d’azzardo non fa per voi e non capite cosa c’entri con New York avete due possibilità: passare la mano o provare a scoprire se l’accoppiata è vincente.


Apparentemente, chi ha in programma di attraversare l’Oceano per una vacanza in stile casinò, non pensa di certo a New York come prima destinazione. Eppure, proprio dall’altra parte del fiume Hudson si trova la seconda meta per il gioco d´azzardo negli Stati Uniti: Altlantic City.
Per andarci in auto, da Manhattan, ci vogliono circa tre ore. Ma credo esista anche un meno economico collegamento in elicottero. Così, a chi si reca a New York anche con l’intenzione di sbancare la roulette, basta attraversare la frontiera. L’importante per entrare in un casinò è avere 18 anni (unica eccezione i casinò Seneca dove l’età minima è 21 anni). Ad Atlantic City si trova anche il Trump Plaza, una briciolina dell’impero di Donald, un neworchese con qualche dollaro in tasca.E se non si volesse prendere l’autobus? I casinò dello Stato di New York offrono giochi come keno, slot, blackjack, poker a tre carte, baccarat e video poker. "Ogni video-poker, come ogni donna, ha il suo carattere”, scrive il mio amico Giocatore. Personalmente, preferisco la roulette e la sfida faccia a faccia con i numeri e i loro infiniti sberleffi.

Un Gambler mi racconta che a Manhattan ci sono sedi di scommesse più o meno underground e che la scena dello Stud Poker a New York City è piuttosto vibrante. Stud significa “inchiodato”, e il gioco non permette alcun bluff, e come leggo sulla Bibbia: ha comunque il suo fascino oscuro e dimesso, perché assomiglia alla vita quotidiana, alla monotona routine di ogni giorno. Giorni fatti di tris mancati, di scale a incastro che non legano, di coppie troppo alte per non andare a vedere ma troppo basse per essere pagate, di doppie coppie infedeli e di tante, troppe altre mani senza uno straccio di gioco, da passare e basta, aspettando la prossima…

Un consiglio ai giocatori novelli (tratto dal film Rounders): se ti siedi a un tavolo da poker e dopo 5 minuti non hai capito chi è il pollo, il pollo sei tu. Un consiglio ai giocatori esperti e ai lettori in cerca di un bel romanzo: I Giocatori di Nanni Delbecchi, Feltrinelli.

Leggendolo, capirete perché dopo aver compiuto trentasei anni (o trentasette, dipende dal personaggio in cui vi identificherete) siete fuori dal tavolo verde. Ma non preoccupatevi: basta cambiare le fiches per ricominciare a illudersi…


30 November, 2008

ちらし。I volantini delle meraviglie.


Dimenticatevi pure quei tristi fogli ciclostilati su carta colorata, con il prezzo bomba sparato nel bel mezzo, un'illustrazione arrangiata della pizza di turno e almeno 3 diversi tipi di font che rendono il testo praticamente illeggibile. A Tokyo, anche ciò che diventerà presto spazzatura, è comunque fatto a regola d'arte.

Un po' amante del food shooting e un (bel) po' vittima del mio stesso lavoro, quando passo in rassegna la chirashi (pubblicità che ogni giorno intasa la mia cassetta) non posso fare a meno di mettere da parte i volantini dei vari takuhai senmon (servizio di home delivery).


Per gli occhi di un'occidentale i più belli sono certamente quelli del sushi.
Date un'occhiata sul sito della Hishizen per farvi un'idea di quanto sia curata la composizione e, soprattutto, di quanto sia economico il servizio. Per esempio, una cena per quattro composta da ben 44 pezzi assortiti, vi costerà solo 6.300 yen (quelli che sono attualmente i nostri 50 euro). La sorpresa maggiore consisterà però nel ricevere qualcosa di veramente gustoso e praticamente identico a quello rappresentato negli scatti.



Ma anche il volantino della più banale pizza o la più originale OmRice (abbreviazione di rice omelette), sapranno catturare la vostra attenzione e, probabilmente, portarvi a comporre quel numerino magico in quarta di copertina. E io l'ho fatto.

In un momento di grossa crisi di astinenza, dopo aver scartato i gusti più improbabili (vedi foto sopra: pizza con pasta gratinata...) e con aspettative vicine allo zero, nella speranza di ricevere qualcosa che somigliasse almeno alla peggiore pizza delivery di Roma, mi sono buttata su qualcosa di molto simile alla nostra quattro stagioni. Immaginate la mia sorpresa nell'addentare una fetta gigante e profumata, dal fondo croccante e per niente gommoso.

Colpa della fame o nostalgia di casa? A voi il verdetto.
Ma ricordatevi che, ordinando via internet, si ottiene quasi sempre il 5% di sconto.

Se volete andare a mangiare la pizza in una pizzeria tradizionale, aggiungo un paio di link gentilmente segnalati dalla nostra Zazie:
Napulè a Omotesando e Roppongi; Salvatore a Kamimeguro.

23 November, 2008

Taxi Writer


Sono circa tredicimila. Per questo, se alzate un braccio, è quasi matematico che nel giro di un minuto se ne fermi uno. Sto parlando dei famosissimi taxi di Manhattan, gli yellow cabs. Alcune raccomandazioni: a parte fare attenzione ai diritti di precedenza (assicuratevi di non rubare il taxi a qualcuno che aspettava da prima di voi), ricordate di essere molto precisi nel comunicare il vostro indirizzo: non basta dire la via, ma dovrete specificare la cross street (cioè la via più vicina al numero civico che vi interessa che incrocia la strada in cui siete diretti). Esempio: se dovete andare sulla Quinta al numero X, non serve dire Fifth Avenue numero X, sarebbe meglio “Quinta tra la quarantacinquesima e la quarantaseiesima”. Comunque, esiste un video per i turisti che spiega esattamente come prendere un taxi a Manhattan: How To Take a Cab in New York City.


La verità è che gli autisti dei taxi sono per la maggior parte pakistani, o provengono da posti lontanissimi, e nessuno capisce un tubo di inglese, quindi alla fine, anche questo meticoloso video lascia il tempo che trova.


Quello che invece trovo molto interessante, sono le numerosissime storie legate ai taxi di New York. A partire dai film: tutti abbiamo visto Taxi Driver con un indimenticabile De Niro.
In meno abbiamo visto per fortuna la pellicola con Gisel (sì sì la fotomodella) in New York Taxi
una parte ricorderà l’episodio newyorkese del film Tassisti di Notte. Tutte storie taxi addicted.
Anche se il tassista che mi piacerebbe incontrare resta sempre lui, il mitico George del video Father Figure (1987).


Ma ce ne è una in particolare, che mi ha divertito particolarmente ed è quella di Melissa Plaut. Qualche anno fa, Melissa, una laureata trentunenne americana, era impiegata come copywriter presso un’agenzia famosa di Manhattan, ma evidentemente, l’ambiente pubblicitario non le dava più stimoli, così, lasciò tutto e iniziò a fare la tassista a New York, annotando, fotografando, e trascrivendo tutto ciò che incontrava in questa sua nuova vita vista da un sedile di un’auto sul suo blog NEW YORK HACK.


Il suo sito divenne seguitissimo da tutta Manhattan (pare che uno degli scioperi più rispettati sia stato annunciato proprio con un suo post) e alla fine Melissa ha raccolto tutto in un libro, vendutissimo in America, intitolato How I Stopped Worrying About What to Do With My Life and Started Driving a Yellow Cab (come ho smesso di preoccuprami di cosa fare della mia vita e ho cominciato a guidare un taxi) e ora fa la scrittrice. Repubblica scrive riguardo alle storie contenute nel libro:

Dalla donna sulla trentina "decisamente molto incinta" che passa il tempo a cambiare idea su dove vuole essere portata mentre sta al telefono e, una volta messo giù, si scusa: "Mi dispiace ma mio marito continuava ad urlarmi ordini per telefono". Alla bionda affascinante sulla ventina che continua a chiacchierare al cellulare con qualcuno che sta da Burberry's e racconta di una litigata del suo amico Aaron con Jordan, ma proprio sul più bello scende: "E tristemente, non saprò mai come è andata a finire, maledizione", dice Melissa (intervistata dalla CNN).


Ma passiamo a un altro miniracconto divertente, che leggo su Newyorkesi di Tiziana Nenezic, libro che consiglio spassionatamente a chi vuole conoscere il New York’s way of life più autentico:

“tra i miei episodi newyorkesi preferiti mi sento in dovere di includere quello che ha come protagonista il disco-taxi, un yellow cab che si aggirava per il Village fino a non molto tempo fa con tanto di palla strobosopica, misica anni Settanta e una cornucopia di cioccolata, leccalecca e caramelle che andavano dai classici Mars ai Chupa-Chupa al mou. Che figata! Il tutto, musica, dolciumi e verve del tassista, totalmente gratis…"

Certo, più ripenso a Melissa e più mi dico che anche io faccio la copywriter e ho la patente. Mi mancherebbe solo il coraggio di viaggiare di notte con dei perfetti sconosciuti...

19 November, 2008

屋形船。Yakatabune. A cena sulle onde


A vederle dal molo sembrano tanti gusci di noce adornati di lanterne e risate. Ho sempre pensato che, se un giorno fossi salita su una Yakatabune (letteralmente "barca con stanza al coperto"), mi sarei sicuramente trasformata in qualche personaggio delle leggende giapponesi, tanto è magica l'atmosfera che ci si respira dentro.

Immaginate di trovarvi in una profonda sala tatami, il tetto basso e spiovente, intorno a voi lanterne di carta e le luci della città. Potrebbe trattarsi di un qualsiasi ristorante in stile tradizionale, se non fosse che sotto di voi ci sono almeno 10 metri d'acqua.

Tutti gli abitanti doc di Tokyo hanno fatto almeno una volta questa esperienza. E al solo pronuciare questa parola, yakatabune, si illumina loro il volto e lo stomaco comincia a sghignazzare. Infatti la cucina è davvero notevole, a partire dal rinomatissimo tempura, così come lo è il prezzo, tanto che per circa 2 ore di cruising e una cena base si possono anche spendere circa 150 euro.


Ma ora non spaventatevi. Così come ci insegna la nostra Stefi citando la Cheap Bastard Guide, anche a Tokyo ci sono diversi trucchi per divertirsi e spendere poco.
Tra i diversi servizi di cruising, infatti, per risparmiare si può optare su una cucina più semplice e popolare. Per esempio quella che a Osaka spopola sotto il nome di okonomiyaki, e che qui prende il nome di monja-yaki. Con circa 5000 yen (intorno ai 40 euro), si può trascorrere una serata davvero speciale a bordo di un barcone in stile tradizionale.

Rispetto alla più ben nota versione del Kansai, gli ingredienti cambiano ma la tecnica di cottura è la stessa. Si tratta di un trito di verdure, carne, pesce ecc. che viene cotto direttamente sulla piasta situata al centro di ogni tavolo (come potete osservare nella foto sopra), dopo essere stato irrorato da una apposita pastella che donerà al piatto un aspetto simile a una frittatona. Sarete voi stessi a preparare il vosto piatto e ad essere denigrati o meno a seconda della forma che riuscirete a donargli.


Dopo aver lasciato il molo, rimarrete incantati dalle mille luci di una metropoli in continua trasformazione. La meravigliosa Tokyo Tower, cartelloni luminosi di dimensioni esagerate e centinaia di instancabili gru faranno da cornice alla vostra crociera.

13 November, 2008

SEX IN THE CITY

Questo post è consigliato a un pubblico maggiorenne, se hai meno di diciotto anni desisti.

Camminando per la Quinta, un giorno mi trovai sulla destra una strana vetrina, tanto che dovetti tornare indietro perché il suo contenuto mi fu chiaro solo dopo qualche metro. Si trattava di una parete di falli colorati. Infatti, ero proprio passata davanti all’entrata del Museo del Sesso di New York, inaugurato nel 2002. Un cartello avvisa subito i visitatori:


Sì sì certo, è vietato toccare, leccare ecc. gli oggetti esposti, nessun problema, tanto non entro a vedere la mostra fotografica degli animali che si accoppiano.

L’America sa essere famosa per il cattivo gusto. Se volete toccare il fondo e non farvi mancare nulla, leggetevi il libro That's America di Carlo Masi. Scoprirete che esistono il museo dell’assorbente e tanti altri orrori. Ma torniamo sulla Quinta. A parte il busto di Ilary Clinton e le foto degli animali che vi dicevo, forse si può anche saltare. Ma ormai siamo entrati nel mood HOT della città e continueremo per questa strada.
In un recente articolo di Glamour, si parlava proprio del grande successo dei due sexy shop più famosi di Manhattan, Babeland (il sito non rende) e The Pleasure Chest (già meglio).
No! aspettate: niente a che vedere con quegli squallidi negozi delle nostre città italiane.
Parliamo di sexy store frequentatissimi, soprattutto dalle donne, che alle collane di Tiffany preferiscono altri tipi di gioielli. Ho trovato sui rispettivi siti, toys da migliaia di euro.
Mentre alcune cose fanno un po’ impressione a chi non è proprio un abituè, altre sono davvero carine da vedere. Come la Shag Bag, quasi quasi la prendo, costa solo 60 dollari.
Non è facile per una donna italiana trovarsi davanti a tanti oggetti che spingono davanti al limite del tabù, ma va detto che l’argomento grazie a questi store va via via sdrammatizzandosi. E tutto sommato male non può fare a nessuno questa emancipazione. Non è un caso che una puntata di Sex and the City, amato e seguito da molte di noi, sia stata girata proprio qui (ricordate il Rabbit?).

Ma andiamo avanti… Secondo me un fenomeno interessante sono i nuovi negozi di biancheria intima. Se state pensando a Intimissimi siete fuori strada. Sto parlando di posti tipo Kiki de Montparnasse e Myla: dei veri e propri templi erotici dai prezzi non proprio abordabili.
Leggo su un sito:

"Myla, è una boutique del sesso, arredata in argento e noce, il cui catalogo ad ogni ristampa va a ruba e dotata di un sito internet assolutamente trendy, e di una filiale all'interno dei lussuosi magazzini Selfridges.
Myla ha sdoganato il porno rendendolo chic: i suoi vibratori sono esposti come opere d'arte ed i preservativi sono venduti in un'elegante confezione after dinner da 45 euro, mentre i sex toys, ribattezzati gadget erotici sono progettati da designer di culto; il più famoso è Bone, è ispirato ad antichi simboli di fertilità ed è stato disegnato da Tom Dixon."


Alla fine, stiamo parlando di soli 380 dollari. Mi sa che lo prendo, però per metterlo in libreria: non ha un design superlativo? Spero che vi siate divertite, anche se il titolo era un po' scontato (ma azzeccato no?).

08 November, 2008

着物。Di Geisha* e altre storie fluttuanti. Maestra di Kimono.


L'arte è sorpresa, equilibrio, sofferenza, bellezza.
Come un artista cerca i suoi toni tra mille colori, così una Maestra di Kimono crea la perfetta combinazione affinché l'indossare questo abito tradizionale giapponese si trasformi in un'opera d'arte.
Ce ne parla Kanako Osawa, giovane Maestra di Kimono 1kyu** dal 1992.
** 1kyu è il più alto livello in una scala di 3 kyu; solo con il primo shihan 1kyu si può insegnare come indossare appropriatamente il kimono.

Kanako-san, che importanza ha il kimono nella vita di una donna giapponese?
Oggi è rimasta solo come tradizione del nostro Paese, di fatto ormai molto moderno.
Viene indossato dopo i 30 gg dalla nascita, a 3 anni, a 7 anni e a 13 anni (vecchissima tradizione solo in alcune parti del Giappone) per accedere alle cerimonie del tempio shintoista.
Oggi a 20 anni si fa la cerimonia in comune in kimono per festeggiarla. Ogni anno a gennaio il secondo lunedi è la festa nazionale per festeggiare i 20 anni (ndk. 成人式 "seijin shiki". La maggiore età in Giappone si raggiunge a 20 anni). Parliamo di un kimono furisode solitamente regalato dai genitori.
Normalmente, quando ci si sposa i genitori preparano alcuni kimono per la figlia. Una tradizione è quella di inserire un kamon (stemma) della propria famiglia, per non dimenticare il proprio cognome che, sposandosi, la figlia perderà.

Prima dell'occidentalizzazione del Giappone, con che frequenza si indossava il kimono e chi poteva indossarlo?
Praticamente tutti. Ovviamente variavano i tessuti e i colori in base al ceto sociale e all’agiatezza economica. Spesso i pezzi erano anche misti con hakama (tipica gonna pantalone), soprattutto nei periodi economici difficili.

Oggi si vede solo nelle occasioni speciali; ma una volta si indossava normalmente?
Certamente, e specialmente fino a durante il periodo della guerra. Poi, dopo gli inizi degli anni '50, piano piano si è cominciato a tralasciarne l’uso quotidiano.
Solo negli ambienti artistici si è proseguito l'utilizzo quotidiano del kimono (indossato, per esempio, nelle sale da tè dalle geiko).

Cosa significa diventare Maestra di Kimono?
Significa avere una passione dalla nascita per i kimono.
Mia nonna aveva una grossa passione per i kimono e ne possedeva molti kimon; quando da piccola andavo a casa sua ero felicissima. Apriva i cassetti e mi raccontava le storie di un tempo che fu con i vari kimono.
I colori, la femminilità dei gesti ormai sempre piu rari sono un dono prezioso del nostro Paese e incantano qualsiasi straniero.
Capire e sentire le emozioni che può dare un kimono non puo andare perso nel tempo ed è giusto insegnare alle nuove generazioni proprio questo.



Quali sono i motivi che spingono ad intraprendere un percorso così duro, e quanti anni ci vogliono per raggiungere il suo livello?
Con i primi 2 livelli si apprendono le tecniche, le tipologie e moltre altre cose; con l’insegnamento avviene invece l’affinamento reale che, come nelle arti marziali, dà l’opportunità di tatuare nelle testa veramente le procedure e le finezze. Per raggiungere i 3 livelli mediamente ci vogliono 7/8 anni.

Gli occidentali sono molto attratti dalla bellezza di questo capo, ma spaventati dalla difficoltà con cui si indossa. Per questo motivo, nelle sfilate di alta moda si vedono spesso capi che richiamano all'obi o alle maniche del kimono.

Di solito questo genere di abito viene chiamato yofuku (vestito occidentale), per identificare una occidentalizzazione del kimono tradizionale per street ware o alta moda.
Ci sono bellissime idee e colori ma, per il Giappone, non ha nulla a che vedere con il kimono tradizionale.

Cosa pensa delle interpretazioni occidentali di questo capo tradizionale?
Quando vivevamo a Londra ho visto qualche volta signore con jeans e sopra giacca di haori in metro o in autobus e, veramente, sono stata colpita per l’originalità e l’accostamento delicato dei colori e dei disegni.
Quando viene accostato un giusto mix di fusione il risultato è molto bello, oggi in Giappone molti giovani vestono alcuni capi misti, ed bello perché viene trascinata la tradizione pur viaggiando nel futuro. Ovviamente parliamo di capi misti appropriati; ma per eventi importanti, religiosi e ufficiali, il non rispettare le regole tradizionali è inappropriato o meglio intollerato.

*Con il termine "geisha" in Occidente si indica quella che in Giappone viene invece definita "Geiko", ovvero l'artista tradizionale giapponese che esprime la sua arte attraverso la musica, il canto, la danza e la conversazione.
Il termine "geisha" viene introdotto in Occidente dopo l'invasione americana del Giappone durante lo scorso secolo, quando si definivano così le accompagnatrici dei quartieri di Tokyo.
Mentre nell'immaginario occidentale la geisha viene relegata alla semplice funzione di intrattenitrice del pubblico maschile, in Giappone ogni gesto della Geiko deve rappresentare bellezza e armonia, ed ella lavora sodo per esprimere qualcosa di sublime anche nel semplice atto di versare una tazza di sakè.

05 November, 2008

31 October, 2008

Mangereste una aragosta da 3 euro?

Canzone consigliata per la lettura di questo articolo: City Love di John Mayer.



Costa, costa, dormire a Manhattan costa una fortuna. Anche quando non si ha la pretesa di dormire dentro il Guggenheim.

Eppure, pur non essendo una amante del lusso sfrenato, apprezzo che alcune cose costino tanto.
Per questo, mentre non sopporterei di spendere tanto per dormire a Barcellona o in altre città, trovo che sia giusto pagare per dormire a Mannhattan, non sopporterei che qui comparissero dei low-cost a cinquanta euro la doppia, pur essendo la prima a non poterne usufruire.


Se a New York chi viene per sognare non ne resta mai deluso, stasera dormo dove mi pare.
Personalmente, se potessi farlo davvero, la prima tappa sarebbe il Plaza.

Ci troviamo davanti a Central Park, alla fine della Fifth Ave. Potrei passare giorni interi davanti alla presentazione delle suite. Vi invito a linkare qui e ad abbandonarvi al lusso che vi avvolgerà dopo pochi secondi.

Poi ci sarebbe per la seconda notte il Four Season, leggete qua:

Ma dopo qualche giorno… mi metteri comunque alla ricerca di nuovi hotel, meno sfarzosi ma non per questo meno affascinanti (e costosi), come il Library Hotel perfetto per gli amanti della lettura, proprio accanto alla New York Public Library. O il Blue Moon Hotel per gli amanti del vintage e del modernariato:



Fantastici. Tutti quanti. Concludo con una piccola riflessione personale, poi vado che mi aspettano per un cocktail nella Oaks Room del Plaza: se l'aragosta costasse 2 euro al chilo vi piacerebbe ancora? Io non mi preoccupo, tanto preferisco i gamberoni.

24 October, 2008

金龍の舞。La danza del Dragone d'oro.

L'Autunno in Giappone è davvero speciale, una stagione che negli anni continuo ad amare sempre di più. Ci si riprende finalmente dalla morsa del caldo estivo, ed è il momento di godere del raccolto ringraziando gli Dei per la sua abbondanza.

Anche in questa stagione i matsuri (festival popolari shintoisti) abbondano, e non è difficile imbattersi in uno di essi anche durante la settimana lavorativa.


Quest'anno però siamo stati fortunati, perché uno dei matsuri più amati a Tokyo è capitato proprio di sabato: la famosa Danza del Dragone d'Oro, che fa parte di una serie di eventi celebrati nel Tempio della Dea Kannon ad Asakusa da metà ottobre fino a metà novembre.

La Danza del Dragone d'Oro nasce da una antica leggenda secondo la quale, in una notte del diciottesimo giorno di Marzo, comparvero all'improvviso mille pini intorno al Tempio.
Dopo tre giorni, un Dragone d'Oro si calò dal cielo e scomparve tra gli alberi senza essere più ritrovato. Questo ci svelerebbe anche il significato del nome ufficiale del Tempio di Asakusa, Kinryuzan (la montagna del Dragone d'Oro).


L'evento viene celebrato sia il 18 Marzo che il 18 Ottobre, il giorno fortunato del Crisantemo.
Settanta volontari, tutti uomini, trasportano un dragone di 15 metri e 150 chili facendolo volteggiare nell'aria davanti alla meraviglia degli spettatori.
Segue la danza un ensemble di musicisti: fiati, corde e percussioni per un risultato davvero magico e solenne, come potete vedere qui sotto nel video girato da Ivitirvs.



Oltre i famosi senbei di Asakusa, durante questo matsuri è possibile mangiare yakitori e yakisoba (spiedini di carne bianca e noodles saltati) presso le tipiche bancarelle ai bordi del vialone, magari sorseggiando una birra freschissima.

19 October, 2008

A Baby New York


Le strade di Manhattan per me sono tanti specchi magici, come quello di Alice (già lo dissi in uno racconto alcuni post fa). Sono passaggi verso infiniti paesi dei balocchi, da cui è sempre difficile distaccarsi.

Anche se qui tutto è effimero, sogni inclusi, Alice in the City c’è davvero. È una bellissima fontana dentro Central Park, dove spesso delle fatine leggono delle favole ai più piccoli.
Provate a immedesimarvi in un bambino o in una bambina e seguitemi. Andremo alla scoperta della New York vietata a i maggiori (per modo di dire).


Dirigiamosi verso il Plaza, attraversiamo la Quinta, saltiamo il cubo trasparente con la mela dello store Apple e facciamo tre gradini… lo specchio ci ha appena trasportato in un paradiso dei giocattoli, quello di F.A.O. Schwarz.


Dinosauri giganti minacciano tutta l’area a destra della sala LEGO, dove un abile King Kong ripete le sue celebri scalate. Barbie con abiti firmati dai più grandi stilisti di moda, lecca-lecca di cinque metri, peluche di tutti gli animali, anche degli invertebrati (devo comprare quello a forma di ameba, assolutamente)... Oh se ci perdiamo, ci vediamo davanti alla Party Room.


Ho letto su un altro blog che c'è anche "la postazione self made delle macchinine Hot Wheels: il bimbo si siede, sceglie al computer la sua versione personalizzata e in 20 minuti il giocattolo è pronto...".

Vi siete divertiti? Ora andiamo a Herald Square, per visitare l’altro imperdibile negozio:Toys 'r us. Appena entrati non crederete ai vostri occhi: c’è una ruota del Luna Park con tanto di bimbi e di genitori sopra che girano non so a quanti metri di altezza.


Che meraviglia, ci passerei tutto il giorno qui. Avete visto il piano intero dedicato al Muppet Show? Fantastico. Ci sarebbe anche il Walt Disney Store (210 West 42nd Street). Ma io ho un po’ di fame. Vorrei andare a prendere un gelato all’Haagen Dazs Store. Pensate che questo ice-cream è stato inventato all’inizio degli anni 60 qui accanto, nel Bronx.

Dimenticavo: avete visto il cane a tre teste? Che paura...

Just play.

Related Posts with Thumbnails