03 March, 2009

Z&C People. Live con Daniele Mattioli.

Tearsheets. Photo by Daniele Mattioli® All rights reserved.

"La fotografia non è necessariamente uno strumento di verità, ma è saper fermare la tanta arte che esiste nella vita quotidiana."

Dopo aver lavorato a Toronto, Vienna e Sidney, Daniele Mattioli si è stabilito a Shanghai, dove affronta temi legati alla città e alle contraddizioni sociali ed economiche della Cina moderna. In esclusiva per Zen and the City racconta la sua arte: la fotografia.

Ho iniziato come fotografo di reportage di viaggi, per poi sconfinare nei temi sociali. Non mi definisco un fotogiornalista, ma uno che lavora nel campo documentativo. Specialmente negli ultimi anni sto cambiando a favore di una fotografia più d'autore, personale, che possa essere anche esposta. Scostandomi dall'oramai saturo mondo editoriale, dove è diventato difficile lavorare bene, vista la grande quantità di fotografie amatoriali ed "editorialmente accettabili" che si trovano facilmente in Rete. Lavoro anche per commissioni commerciali come fotografia corporate e ritratti.

Shanghai Jazz. Photo by Daniele Mattioli® All rights reserved.

Daniele Mattioli: chi è?
Bella domanda... in generale la mia scusa per non saperlo è quella di aver passato gran parte della mia vita a cercare di rispondere a questa domanda...
Penso che la voglia di fotografare sia legata ad una certa curiosità verso quel mondo in cui viviamo. Sono partito con una ricerca oggettiva della realtà, riportare quello che visitavo, quello che riuscivo a vedere. Per poi passare a un ricerca più soggettiva, cercando di sapere attraverso una mia interpretazione. Di sicuro l'irrequietezza mi ha portato a percorrere molte strade, a volte le strade meno logiche ma anche le più interessanti.
La fotografia non è necessariamente uno strumento di verità, ma è saper fermare la tanta arte che esiste nella vita quotidiana. Così ho cercato di tirar fuori lo straordinario che si nasconde tra le tante composizioni che si possono ottenere dalla casualità dei fatti, dai movimenti e dalle espressioni della gente; dalle luci che si abbattono sui nostri luoghi, i luoghi che si decide di vedere. Quella casualità che scientificamente non si può razionalizzare ma solo seguire e sentire.

Chinatown, London. Photo by Daniele Mattioli® All rights reserved.

Quali sono i mostri sacri con cui un fotografo si incontra/scontra durante la sua formazione? E che tipo di influenze hai avuto?
Il primo scontro è sicuramente quello tecnico, anche se le ultime macchine digitali facilitano l'apprendimento. Poi inizia quello più difficile, l'impatto visivo. Molti credono di saper vedere solo perché posseggono una sicurezza tecnica; questa è una delle grandi mistificazioni in fotografia, anzi al contrario si comincia a vedere quando si comincia ad assimilare l'abilità tecnica e si comincia a lavorare sul messaggio che la foto deve dare.
Le mie influenze sono state tante. Agli inizi sicuramente William Klein e Robert Frank.
Adesso, con una maggiore maturità guardo a quei fotografi che sanno fare arte della realtà, trovando la differenza dalla normalità. Ho molti nomi e per questo motivo ho deciso di scrivere Augenblick, un blog per parlare di fotografi. È allo stesso tempo un modo di educarmi. Il blog in questo senso ha lo stesso significato di un "post-it" per me, è come mettere ordine tra le tante influenze, capirle e poi dimenticarle e dare retta al proprio istinto. Sono in questa fase.

Come utilizzi gli strumenti mediatici che ci offre oggi la tecnologia? Quanta libertà di pensiero e parola ritieni di avere?
Nella fotografia, la macchina digitale che potrebbe in teoria rappresentare lo sviluppo tecnico e la facilitazione, ha avuto un effetto opposto. Per fare un esempio, riporto le parole del fotografo americano di origini giapponesi Teru Kuwayama, che nel rispondere al perchè non usasse macchine digitali moderne racconta che "in Giappone, per un periodo di 300 anni, i samurai smisero di usare i fucili per poter tornare all'arco e le frecce". Il progresso non è sempre uno sviluppo adatto. Lo dico perchè dopo essermi ubriacato dei tanti vantaggi della digitale sono tornato a fare i miei progetti personali usando vecchie macchine di medio formato, che mi danno un risultato migliore. Ma allo stesso tempo non sono un tradizionalista, cerco sempre quello che più si adatta al mio modo di lavorare.

Cosplayer. Photo by Daniele Mattioli® All rights reserved.

Dedica una foto a Zen and the City e spiegaci perché.
Ho una foto che spero vi possa piacere. La foto ritrae un cosplayer cinese. Il fenomeno giapponese del Cosplay sta esplodendo in Cina, e il ragazzo in questione si è costruito un costume da robot; l'ho fotograto nella sua piccola, vecchia stanzetta.
Questa foto fa parte di un progetto che riguarda le differenti sub-culture e influenze presenti in Cina, quelle influenze che stanno cambiando la generazioni dei ventenni, un progetto del 2009 in cui ricorreranno i vent'anni dalla protesta di piazza Tian an men.


I lavori di Daniele Mattioli sono stati pubblicati su The New York Times, Time, Focus, GQ, Globo, Elle, Maxi, Merian, Marie Claire, Newton, D - La repubblica delle Donne, Sette, Corriere Magazine. Attualmente è rappresentato dall'agenzia Anzenberger.

6 comments:

Fra said...

Grazie, tutto davvero molto interessante
Bacio
fra

The City said...

Ringrazio infinitamente Daniele per questa intervista, ma lo ringrazio soprattutto per la passione e la curiosità che riesce a mettere nella sua arte. E, naturalmente anche se è banale, ci tenevo a dirti che le tue foto sono stupende, perché parlano.

The City

パオロ said...

molto interessante...

Andrea Castello said...

Sto dando un'occhiata alle sue gallerie, e sono molto interessanti, oltre che spesso dai temi inusuali (penso agli acchiappa-clienti giapponesi o al paese zero-waste).

Conferma anche la mia idea che come per alcune arti figurative, se si vuole fare il salto verso una fotografia ragionata, bisogna mettersi alla prova con mezzi meno tecnologici di quelli disponibili oggi (io per primo sono colpevole, pur essendo niente più che un amatore).

nicolacassa said...

Che bravo!! :)

Anonymous said...

stai spaccando!! un abbraccio (okin)

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