26 May, 2011

In esclusiva su Z&C People le geometrie fluttuanti di Miki Nagao.

Origata di Soffio di Sofia, tutti i diritti riservati

"Progettare una borsa è come progettare una piccola casa, una casa per i nostri oggetti più cari e che non ha grossi impatti ambientali. Si tratta di architettura."

Miki Nagao, fashion designer giapponese, ci accompagna attraverso il suo mondo fluttuante e raffinato.

Miki, parlaci un po' di te e della strada che ti ha portato a diventare una designer.

Sarà il fatto che ho sempre respirato arte. Mio padre è un artista, si occupa di pittura e sin da bambina provavo grande gioia a passare il mio tempo a disegnare con i pennelli e gli oli colorati di mio padre. Adoravo disegnare i vestiti delle principesse! Nel 1994 mi sono iscritta alla Kyoto Seika University specializzandomi in graphic design e fotografia.

Dopo gli studi sono rimasta affascinata da uno spettacolo di avanguardia teatrale, al punto di contattare la compagnia. Da quel momento ho iniziato a collaborare con loro, occupandomi soprattutto di scenografia, portando gli spettacoli in giro per il Giappone e in Australia. Ho fatto questa vita per ben 4 anni, e ancora oggi considero questa esperienza la più importante di tutta la mia carriera.

Successivamente ho iniziato a lavorare come affreschista, restauratrice e decoratrice; fu in quel momento che conobbi il mondo del fashion design. Un incontro importante mi ha aperto le porte di questo mondo, ho perciò iniziato a occuparmi di design di borse, arrivando a realizzare due nuovi brand: "Con Ton Too" e "Compora conto". Quella che all'inizio era un passione era diventata una vera e propria professione, il successo di questi prodotti ha portato me e il mio staff nel mercato internazionale.

Finché nel 2008 ho deciso di mollare tutto e cedere i marchi ai soci; nel 2009 sono partita per l'Italia per imparare a realizzare le borse a mano, studiando tutte le tecniche dell'artigianato italiano.

Origata di Soffio di Sofia, tutti i diritti riservati

Ho imparato la vostra lingua partendo da zero, grazie anche all'aiuto del mio insegnante d'italiano (laureato in filosofia, specializzazione estetica ma anche fotografo, esperto di cinema e musica)… oggi mio marito. Proprio lui che aveva sempre un po' snobbato il mondo del fashion design mi ha proposto di lavorare insieme e fondare un nuovo brand: Soffio di Sofia.

Durante la tua formazione, da quali artisti sei stata influenzata e quali sono i tuoi gusti in fatto di design?

Gli artisti da cui mi sento influenzata sono indubbiamente i bambini. Tutti i bambini sono degli artisti e gli artisti adulti cercano di emulare proprio i bambini. Gli scarabocchi e i disegni stilizzati dei bambini la più alta forma d'arte, perché i bambini creano nel modo più libero possibile. Gli artisti adulti invece sono sempre condizionati da qualcosa, soprattutto dal giudizio degli altri.

Vorrei citare un passo di Niezsche tratto da "Così parlò Zarathustra", all'interno de "Le tre metamorfosi": "Ma ditemi, fratelli, cosa sa fare il fanciullo, che neppure il leone era in grado di fare? Perché il leone rapace deve anche diventare un fanciullo? Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì. Sì, per il giuoco della creazione, fratelli occorre un sacro dire di sì...."

Dal 24 maggio esponi in occasione della Florence Design Week presso lo store "Esclusivamente Italiano". Parlaci dei tuoi lavori in mostra e da cosa hai tratto ispirazione per la loro creazione.

Dopo il tragico terremoto che ha scosso il Giappone nel mese di marzo, ho riscoperto in me e nel mio popolo quella fragilità, una specie di instabilità e insicurezza nel futuro che costituisce la base delle nostre tradizioni. Una di esse è l'origami (arte di piegare la carta).

Origata di Soffio di Sofia, tutti i diritti riservati

Nella tradizione shintoista un origami di carta simboleggia il ciclo naturale di morte e rinascita: infatti a causa della fragilità della carta l'origami è destinato ad un rapido deteriomento (morte) ma viene ricreato infinite volte e, grazie alla tradizione, questo ciclo viene perpetuato.

Origata di Soffio di Sofia, tutti i diritti riservati

Il titolo di questa mostra è "Origata". L'origata è uno speciale tipo di origami la cui funzione è quella di fragile packaging per un dono. Cessata questa funzione, l'origata muore.

Il gesto di sostituire la carta rappresenta un tentativo di congelamento di questo ciclo grazie al più durevole materiale, la pelle. Tentativo illusorio come la moda, illusorio perché inganna proprio come una fotografia che dà parvenza di congelamento del tempo. Operando una reinterpretazione sul materiale, abbiamo creato un origami non di carta ma con la pelle, una borsa al tempo stesso bidimensionale e tridimensionale.


07 February, 2011

東京物語。Tokyo Monogatari, una settimana per due. Quarta puntata nel relax.

Monogatari in giapponese significa racconto, storia.

Il Maestro Ozu intitolò uno dei suoi più famosi capolavori "Tokyo Monogatari", descrivendo attraverso un viaggio nella metropoli uno spaccato della società giapponese degli anni '50. Sono trascorsi più di 60 anni e il racconto è ancora così attuale.

La locandina originale della pellicola capolavoro del Maestro Ozu

Ma torniamo al presente.

Siamo a Tokyo, durante la nostra settimana "solo per due". Dopo essere atterrati nel futuro, nelle scorse puntate abbiamo camminato per i viali di Omotesando e fatto shopping a Shinjuku, travolti dall'interminabile energia e dall'incredibile tumulto di suoni e colori che in questa città non conoscono fine.

Il video capolavoro del viaggio in Giappone 2009 di Nicola Cassanello®

Oggi possiamo compiere una piccola fuga dal futuro: la nostra meta è Odaiba.

Luogo di molte passeggiate turistiche e romantiche, questa isola artificiale illumina di colori e suoni la Baia di Tokyo, ma nasconde un mondo incantato che si è fermato nel tempo, esattamente al periodo di Edo.

Si tratta della famosa e rinomata stazione termale "Ooedo Onsen Monogatari", che offre ai suoi avventori tutto il relax e i benefici delle acque calde, vivendo la sensazione di tornare indietro di 400 anni.

Possiamo prendere l'aliscafo da Hamamatsucho, oppure salire sulla Yurikamome-sen e attraversare il mare attraverso il cielo: la nostra fermata è "Telecom Center". Due minuti a piedi e arriveremo qui:

http://www.ooedoonsen.jp/higaeri/english/index.html

In Giappone andare alle terme è qualcosa di molto individuale.

Ci si va per rilassarsi nell'acqua calda e lavarsi con calma, dimenticandosi letteralmente di chi ci sta intorno. Si è completamente nudi, e le zone tra uomini e donne sono ben separate.

Appena arrivati farete il check-in.

Vi sarà consegnato un braccialetto di plastica numerato con una chiave e un microchip, che "registrerà" tutti i vostri acquisti all'interno dell'area (lascerete tutte le cose in un armadietto apposito e pagherete il saldo solo alla fine).

Vi sarà poi consegnato uno yukata, cioè la vestaglietta di cotone che userete durante tutta la permanenza alle terme; potrete scegliere il colore e la taglia, e abbinare un obi del vostro colore preferito.

In una borsina di rete infilate gli asciugamani (uno grande e uno piccolo che serve per lavarsi e non va MAI sciacquato nell'acqua termale) e dirigetevi presso il vostro ingresso.


Presso l'Onsen di Odaiba è presente anche una zona all'aperto dove si può fare il bagno insieme indossando il costume da bagno (se non lo avete con voi potrete affittarlo all'ingresso). Le regole di buona educazione sono semplici: niente schiamazzi o schizzi d'acqua, il silenzio è ben gradito. I tatuaggi non sono tollerati, perciò vi consiglio di coprirli con un cerottino per evitare di essere accompagnati all'uscita.

Potrete pranzare o cenare in uno dei tanti ristorantini tipici presenti nella struttura, davvero a buon prezzo e in tutta tranquillità.

La giornata volerà via serena e ovattata, e voi sarete pronti per proseguire il vostro viaggio speciale.

02 January, 2011

Happy New York!


Il mio ultimo capodanno a Time Square risale al lontano 1998/1999. E non credo che si ripeterà mai perché, se tornassi a Manhattan per l’ultimo dell’anno, non tornerei certo lì. Ma come dice Matteo Caccia nella sua puntata del 31 dicembre su Radio 24 “è una cosa talmente assurda che almeno una volta nella vita va fatta”. Ecco io ho già dato.



Devo avere ancora in qualche moleskine del tempo tre o quattro coriandoli piovuti dal cielo a mezzanotte. Non so neanche come feci a raccoglierli visto che ero ibernata. Ma, forse mi aiutò qualcuno.

New York, Snow in Central Park - Snowrricane February 27, 2010

Eppure, dopo tutti questi anni, New York è ancora la città più succulenta che la mia mente vorrebbe mordere. Un hamburger da addentare, un macinao di arte, musica, sensazioni e suggestioni nuove, da ighiottire voracemente.


Mi basta pensarla per sentirmi in un secondo sulla Fifth Avenue, all’inizio di una delle mie interminabili camminate...


Quest’anno da Fao Swartz era possibile per 48 dollari costruirsi la bambola a propria immagine e somiglianza. E i bei modelli seminudi di Abercrombie hanno continuato a sfoggiare le loro “tartarughe” anche con 20 gradi sottozero. Alla Tv italiana - con mio rammarico - non hanno trasmesso Serendipity, quindi lo ho noleggiato.


Nerw York è lì. La città rtitenuta dal feng shui quella che gode della posizione energetica migliore che si possa immaginare, è una tappa necessaria per chi ha sempre sete di emozioni. Sete o fame? Prima parlavo di hamburger... È uguale, perché a New York si sta bene anche andandoci solo con la mente. Non è la stessa cosa ma per qualche secondo, se chiudo gli occhi, riesco a sentire gli odori e i rumori delle sue strade, come se fossi lì... lo dice anche Billy Joel.: New York è uno stato mentale, innanzitutto.
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