26 February, 2009

Giorgio on my mind


Nel mese di febbraio, tra i blogger che scrivono su New York se ne è aggiunto uno d’eccezione: Giorgio Armani. Il blog The Moment dedicato alla moda sul NYT ha, infatti, ospitato una serie di post del noto stilista.

Sarà perché è nato lo stesso mio giorno, sarà perché ultimamente le mie passeggiate si sono sempre concentrate al di sotto della quarantaduesima, oggi mi concedo un salto nella strada più lussuosa di Manhattan, in occasione (ne hanno parlato in tanti) dell’apertura del palazzo Armani a New York.


Gli architetti che si sono occupati del progetto (due qualunque, si tratta solo di Massimiliano e Doriana Fuksas) hanno concentrato le loro energie sulla scala: davvero un’opera d’arte, sembra di stare al Guggenheim. Inutile dire, che è il collegamento tra i vari piani di questi 4.000 metri quadri dedicati a donne e a uomini stregati dal Made in GA. All’ultimo piano, immancabile, una splendida terrazza, con Central Park sul fondo e il ristorante (cucina innovativa e raffinata, proposta da Lorenzo Viani e dal suo Chef). A Milano, Armani ospita il ristorante Nobu di cui ricordo un eccezionale merluzzo al miso nero, che qui a Manhattan ha diverse sedi, più a "sud".

Trovo imperdibile il video che riassume tutti i lavori, dalla stretta di mano al taglio del nastro. Nonché i numerosi Vip accorsi per l’evento, da Ricky Martin a Vittoria Beckham:



Ora la Fifht ha la sua griffe in più. Ma la domanda sorge spontanea: chi invece si è fatto da parte? Secondo le mie ricerche al 717 della Quinta, fino a qualche anno fa c’era la sede Merryll Linch, banca d'investimento con sede a New York.


Va ricordato che Giorgio ha fatto una cospicua donazione al The Fund for Public School in occasione dell'inaugurazione del suo concept store e che quelli del PETA, hanno manifestato fuori dallo store (pare che Giorgio si fosse impegnato a non utilizzare pellicce per le sue collezioni... e invece).


In ogni caso, benvenuto Giorgio. Sicuramente, dopo aver letto il post di Zen sullo store Armani a Tokyo hai voluto aprire anche qui, per dare modo anche a The City di scrivere sullo stesso argomento. L'ho capito solo ora. Grazie di cuore.

22 February, 2009

Lost in fashion.


Molti di voi ricorderanno quei suoi primissimi piani nel film cult di Sofia Coppola. Sullo sfondo Shinjuku con i suoi grattacieli a strapiombo, scorci di templi incantati e la poesia del caos più ordinato del mondo. Le scene fumose e ovattate al New York bar del Park Hyatt Hotel, dove Scarlett recitava la parte di un personaggio ingenuo e coraggioso. Qualcosa di ben lontano dall'immagine che in questi giorni si affaccia languida sui Portici Settentrionali di Piazza Duomo.


Per quanto vista e rivista, questa ennesima interpretazione della Diva non poteva trovare cornice migliore. Che si tratti dell'ultimo lancio a Corso Como o della sempre attesa BIT (in questo momento alle battute finali), vagare per le vie della capitale del fashion è sempre un'esperienza a sè. Così rimuginavo tra me e me, trascinando il mio trolley fiammante tra nugoli di giapponesi muniti di shopper griffata e cannoni telescopici. Le vetrine che strillano gli imperdibili saldi finali e sopra me la stessa limpida tinta di cielo lasciata a Roma soltanto un giorno prima.

11 February, 2009

FUGA DA NEW YORK. San Sebastian: dove il mare poga con la terra


Quando arriva arriva. La voglia di un mare più austero, di colori meno caldi (ma non per questo meno intensi) e di una vacanza on the road al nord della Spagna. Iniziamo da un classico dei Paesi Baschi, San Sebastiàn (accento sull'ultima a), Donostia nell'incomprensibile dialetto basco.


Il centro arroccato con le sue infinite viuzze è un invito a trascorrere la notte intera in strada, passando da un bar all'altro, assaporando tapas e vini a volontà e a basso prezzo. San Sebastian si concentra per lo più intorno ad una grande spiaggia di sabbia fina, la grande baia della Concha (conchiglia) sulla quale si affacciano dei bei palazzi e dei bar.


Seduta per un aperitivo a uno dei tavolini frontemare, sono venuta a conoscenza di un mistero che riguarda questo luogo. Un signore piuttosto anziano, proprio mentre il sole ci salutava, mi ha detto di guardare in mezzo ai due scogli che spuntano dall'acqua per vedere il raggio verde. Io non ho visto niente, ma pare che il tramonto regali questo spettacolare effetto di riflessi.

Anche qui, come nella maggior parte delle località situate al nord della Spagna, l'alta marea la sera si appropria della spiaggia, tanto che si stenta a credere di essere stati sdraiati tutto il giorno proprio sotto quelle onde che ora si infrangono sulla passeggiata (mi hanno detto che a volte delle campanelle avvisano l'arrivo dell'acqua). Il tempo, come un po' in tutti i nord, tende al nuvoloso. Ma è proprio in una giornata uggiosa che ho scoperto quello che più mi ha colpito: il lato metal del mare.


La Concha a destra prosegue con sentiero che costeggia l'oceano. All'inizio, si incontrano dei negozi che vendono solo pesce. Un incanto di banchi popolati da gamberoni, granchi e altri gioielli di mare. Ma più si procede, più si resta soli con le onde. Il sentiero infatti si affaccia a strapiombo sulla fine del mare. O meglio: Baricco in un suo romanzo (Oceanomare) dice che la fine del mare è il bagnasciuga. E io sono d'accordo. Qui, invece, le onde si rompono ma si ricompongono. È dunque dove il mare poga con la terra*.

Dopo aver fissato per qualche minuto, o forse ora, questo spettacolo, ho ripreso a camminare su questo sentiero, fino a trovare una specie di prato, con tanto di panchine e gruppi di adolescenti fumosi. Il freddo inizia a farsi sentire, così torno a prendere le valigie. Direzione Bilbao. O meglio: Guggenheim Bilbao. Così dopo i musei di Venezia e di New York, aggiungo un'altra crocetta; adesso mi mancano solo Berlino e Las Vegas.

Mentre con la macchina mi perdo più volte nella "tangenziale " della città, mi spavento quando uscendo finalmente dalla svolta giusta, mi ritrovo davanti un tappeto di città, steso tra le montagne e sovrastato da una presenza alluminea, futurista e avvolgende.


La struttura del Guggenheim colpisce e appaga forse più delle opere che contiene. Non per niente ci pattinava Megane Gale in un famoso spot. Ora la fame di arte è appagata, ma quella di bacalao pil-pil no. Il centro della città sarà sicuramente come soddisfarmi.
Tutto sommato Bilbao non mi mancherà, o almeno non quanto il ricordo del mare che balla…

*Pogare: stile di ballo che consiste - durante i concerti - in una sorta di "tutti contro tutti" dove i partecipanti saltano prendendosi reciprocamente a spallate.

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