18 April, 2010

Fuga da New York: Dreaming on Formentera


Se New York è l’unica città in grado di alimentare la mia mente, c’è un’isola che è capace di alimentare la mia anima. Ci torno da anni e mai come nel 2010 la sento come un luogo vicino e complice. Per questo mi permetto di provare a trasmettere ai fedeli lettori di questo blog cosa rappresenta per me Formentera. Spero che questa digressione nel Mediterraneo sappia intrattenervi come l’adrenalina che di solito ci accompagna per le strade della Grande Mela.

In Italia Formentera è sinonimo di belle spiagge e di movimentati aperitivi al tramonto. Siamo abituati ad associare questa meta a una settimana di mare e di divertimento. Ma come ho sempre cercato di trasmettere l’energia di New York, a prescindere dai monumenti da visitare, così una sera del passato agosto decisi, in preda alle esalazioni di troppo hierbas (il liquore isolano) di iniziare a raccontare con un libro i segreti, il ritmo e la realtà di questa incredibile isola.


E nato così Formentera non esiste, il primo libro che senza nessuna pretesa di essere esausitvo su tutto quello che ci sia da raccontare, tenta di presentare una Formentera inedita e, forse, più autentica: ci sono persone che visitandola hanno mangiato solo la pizza, senza conoscere le tradizioni gastronomiche locali, come il pesce secco o il sale liquido. Altre che hanno pagato 15 euro per un mojito senza provare lo hierbas, preparato con le erbe isolane. E poi c’è chi ha ballato la musica house senza aver ascoltato una sola volta i 4 de copes. Mi dispiaceva vedere la gente andare al mercatino hippy senza sapere esattamente cosa ha significato questo movimento per l’isola negli anni 60. O osservare turisti stesi su uno scoglio senza conoscerne la leggenda corrispondente. Per questo ho iniziato a scrivere, fino a parlare di musica, di arte, di magia...

E andando avanti, ho scoperto che Formentera è un sogno lungo 23 km perché non finisce mai...


E ora lasciatevi avvolgere dall’azzurro e abbassate le difese. Ascoltate il rumore del mare e provate a sentire se l’isola batte dentro di voi, anche se non ci siete mai stati. A tutti i “naviganti” che passeranno di qui, dedico un testo estratto dal capitolo Nuove utopie, tra caproni e cormorani:

In alcuni momenti, quando è il silenzio ad ascoltare, si ha l’impressione di essersi sintonizzati con il respiro cosmico. Rimanere sdraiati sulla sabbia ammirando i colori del tramonto che cambiano di mese in mese, dal lilla all’albicocca, riattiva i cuori romantici trascurati dall’asfalto delle città. Spesso e volentieri, soprattutto da chi arriva da fuori, Formentera viene percepita come un viaggio interiore, come un’occasione per conoscersi e confrontarsi con gli “io” più profondi e nascosti.
...

Amore libero, ritorno alla natura, rinuncia agli interessi economici, la ricerca di un’idea di comunità, la musica, il corpo, il concetto di libertà e la droga per raggiungere paradisi artificiali. Formentera e gli hippy si incontrarono negli anni Sessanta. Il bar che li presentò esiste ancora, è gestito da tedeschi, ed è il Fonda Pepe, proprio vicino alla chiesetta di Sant Ferran. Una volta la strada era piena di calcinacci, non asfaltata, e questo punto di ritrovo ha fatto da scenografia a tutte le vite che passarono di qui in quegli anni. Per rivivere un po’ di quell’atmosfera ci si può far fototrasportare dagli scatti di Reinald Wünsche.

Se volete capire perché Formentera non esiste, vi segnalo che il libro è già disponibile sul blog www.formenteranonesiste.com e che lo troverete a Formentera per tutta l’estate 2010. Grazie per avermi seguito anche in questo folle viaggio lontano dalla nostra amata New York. Ma alla fine New York, Formentera, Tokyo: cosa cambia? L'importante è sentirsi vivi.

13 April, 2010

お花見。Sakura, lo spettacolo dei ciliegi in fiore. Seconda parte.


Viale che costeggia le sponde del Sakaikawa

Durante l'ultimo post vi avevo portato a passeggio a Shibuya e sulle rive del fiume Sakaikawa, che in questi giorni scorre beato adornato da migliaia di petali rosa.

Barche ancorate sul Sakaikawa

Ogni giorno le sue sponde vengono percorse da gente più o meno indaffarata, magari in compagnia del proprio cagnolino o di corsa in bici chissà verso quali mete. Un luogo incantato dove ogni giorno si compiono semplici gesti di vita quotidiana.


Batuffoli di Sakura, Yoyogi Koen

Atmosfera un po' più movimentata invece quella che si respira nei maggiori parchi della città, pieni di nugoli di visitatori anche nei giorni feriali.
Un telo blu steso sull'erba, tanti bento box colorati e ripieni di qualsiasi delizia, una radiolina che gracchia.

Bento colorati, Shinjuku Gyoen

Ma tutti, proprio tutti con il naso all'insù, per ammirare questo incredibile spettacolo che ogni anno richiama migliaia di persone da ogni dove. Basta una folata di vento per far partire il generale coro di oooooooh dei fortunati spettatori.

Sakura, Yoyogi Koen

Una bella doccia di petali, per poi tuffarsi ancora nella bontà dei cibi gustati all'aria aperta, finalmente accarezzati dai primi raggi di sole dopo un lungo e freddo inverno.

Spettacolo brevissimo da ammirare con calma e fino in fondo, per fare una bella scorta di poesia fino all'anno prossimo.

I petali di questi piccoli e delicati fiori ormai svolazzano sparsi per le vie della città, e sui rami dei ciliegi stanno già prendendo il sopravvento nuove tonalità di verde.

Petali di fiori leggeri e delicatissimi, così belli e intensi nella loro fragilità.
Bye bye sakura, arrivederci al prossimo anno.

05 April, 2010

Un'ora da Gordon Gekko

Non mi stancherò mai di dire che il miglior modo di visitare Manhattan è indossare un paio di sneakers e percorrerla a piedi. Solo così si potrà stabilire un contatto con la città autentico e solo così si potrà scoprire dove si trova la parte di lei che più ci assomiglia. Solo che, a forza di camminare, la sera sono sempre quasi sfinita. Così, devo ammettere, le mie notti folli a New York non sono molte. Per questo ve ne racconto una che prima o poi mi piacerebbe organizzare: una notte in Limo per le strade di New York.

In giro se ne vedono tantissime. Non so perché mi sono sempre immaginata dietro i vetri scuri o un gruppo di ricche turiste orientali che furbamente le affittano - essendo in tante - con tanto di autista (costa solo 80 dollari circa l’ora) o vip del calibro di Naomi Campbell. Eppure, basta radunare qualche amico per godersi, senza spendere una follia, un tour nel lusso sfrenato.

All’interno di queste lussuose auto ci sono bibite di ogni tipo (non incluse) e una tappezzeria a cinque stelle. Ho sempre sperato di poter stappare una bottiglia di champagne, magari passando per la Fifth Avenue, con in sottofondo un pezzo dei Red Hot Chili Peppers a tutto volume.


Parto dai ricchi portoni dell’Upper East Side, ecco sulla mia destra una signora con il suo tailleur rosa che rientra dopo aver portato fuori il suo carlino. Fiancheggio Central Park, e dal finestrino provo a immaginare cosa stia accadendo nei suoi oscuri giardini, visto che è notte. Passiamo per Time Square ma la preferisco di giorno, quando le sue infinite luci vengono smorzate dalla luce naturale. E poi la quinta, con il suo lusso, che per pochi attimi anche io mi sto gustando, in questa auto extralusso... Voglio passare davanti al Flatiron e poi la Broodway, Soho, fino a Tribeca.

La notte è appena iniziata e rivedo sulla strada scene di film memorabili. In questo tratto c'è Tom Cruise che cammina da solo con il suo mantello nero (Eyes Wide Shut)... Bevo un po’ del mio Louis Roederer, anche se tra poco dovremo tornare indietro. Mi distendo sui sedili posteriori e guardo i grattacieli di downtown. Lassù qualcuno sta ancora lavorando. Gordon Gekko (il personaggio di Michael Douglas in Wall Street) ha appena detto:

Io non creo niente: io posseggo... Tiriamo fuori conigli dal cilindro mentre gli altri, seduti, si domandano come accidenti abbiamo fatto. Non sarai tanto ingenuo da credere che noi viviamo in una democrazia: vero, Buddy? È il libero mercato, e tu ne fai parte: sì, hai quell'istinto del killer…


L’ora sta per scadere e la mia Limo risale passando per Viaduct Street, quella che costeggia Manhattan nel versante verso Brooklyn. Volevo togliermi questo sfizio ed è stato bellissimo. Ma non mi mancherà mai come un pretzel mangiato su una panchina dei giardini di Union Square.

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