26 June, 2010

Dear CBGB (Country Blue Grass Blues)

Se il sindaco di New York volesse chiamare una street di Manhattan con il mio nome, sicuramente mi piacerebbe che fosse scelta Delancey Street, dove sono state girate alcune scene di C’era una volta in America. Ma io non sono Bono Vox. Infatti, in occasione del nuovo disco degli U2, un tratto della 53sima si chiamerà temporaneamente U2 Way.


Un bel segnale per la musica, dopo la pesante chiusura - per debiti - del mitico CBGB (si pronuncia sibigibi) nel 2006. Questo locale, nato negli anni Settanta, oltre a essere la patria del Punk americano e mondiale (ad esempio: Ramones, Television, Patti Smith, Blondie, Police) ha davvero visto esibirsi i gruppi e i cantanti che hanno scritto la storia della musica rock/pop. Impossibile davvero nominarli tutti (nel 1993, ci suonò anche Jeff Buckley. Controllate qui se anche il vostro gruppo preferito ci ha suonato).

Bagno del CBGB, foto presa dal sito ufficiale.

Il suo fondatore, Hilly Kristal, aveva intenzione di trasportare tutti i pezzi del locale a Las Vegas per ricostruire un nuovo CBGB. "Ho preso tutto, i bar, il palco, i cessi dove Joey Ramone ha fatto la pipì insieme a me. Ho preso tutto ciò che ha fatto di questo posto il CBGB". Purtroppo, Hilly ci ha lasciati nel 2007.

Hilly Kristal

Così, il tempio della musica di Manhattan ospita oggi un negozio di vestiti, dello stilista John Varvatos, che ha tentato di lasciare il più possibile inalterato il luogo. La sua immagine continua a essere collegata alla musica, infatti, i testimonial della sua ultima campagna pubblicitaria sono i Franz Ferdinand.

la campagna pubblicitaria di Varvatos

Esiste però una cosa che ancora si può fare se vi siete persi il CBGB vero. Un giro virtuale che vi trasmetterà comunque una piccola emozione. Cliccate qui e fate visita alle stanze con la più alta concentrazione di energia musicale al mondo. Da non perdere, la dressing room e il bagno degli uomini.

Homepage del sito del CBGB

Per i veri nostalgici, è uscito il libro “Decades of Graffiti” (pubblicato da Mark Batty Publisher, autore John Putnam).

Alcune pagine del libro.

Addio Sibi, e grazie.

15 June, 2010

家でやろう。Quando le buone maniere si imparano sul treno (reloaded).


Fonte Tokyo Metro

A dire il vero sono trascorsi quasi tre anni dalla comparsa dei primi manner poster nelle stazioni della Tokyo Metro, e le prime reazioni furono in assoluto le più interessanti.
Vedere i propri comportamenti ritratti pubblicamente fece arrossire alcuni viaggiatori che, nel migliore dei casi, si rassegnarono ad abbandonare certe abitudini. Altri no.

La scena in assoluto più frequente è tutt'ora questa: sciatte e pallide fanciulle che, in poche fermate di metro, si trasformano in scintillanti principesse.

Fonte Tokyo Metro

Negli ultimi mesi il leggendario stato di ubriachezza serale di certi salary-man si è notevolmente ridotto - soprattutto grazie alla crisi economica, ma provate a farvi un giro sulla Yamanote-sen durante il fine settimana, magari in tarda serata.

Fonte Tokyo Metro

I poster della serie "Please do it at home" attualmente pubblicati sono venti; per vederli tutti fate clic qui.
È inoltre iniziata la nuova campagna "Please do it again", meno d'impatto ma forse altrettanto efficace, che affronta il problema al contrario incitando i passeggeri a mostrare gentilezza e rispetto verso i propri sconosciuti compagni di viaggio.

Insomma se volete assistere alle scene dal vivo, fate un bel viaggio a Tokyo. Sperando che i manner poster non raggiungano l'effetto sperato in tempi troppo brevi :)

06 June, 2010

Vanilla Coffee


Non ho mai capito il senso di andare a Little Italy (che peraltro non esite più). Più che a “ritrovare”, chi va a New York dovrebbe cercare e provare qualcosa di nuovo. Da appena alzato.
Le mattine che passo lì adoro fare colazione in uno dei tanti (bar? No, non saprei bene come chiamarli, comunque il mio preferito è il Cafe 28) locali che espongono muffins appena sfornati. Funziona così: si entra e si riempie self-service il cup.


Spieghiamo subito una cosa: se metterete il tappo di plastica con il buco per la cannuccia siete stranieri, se ponete quello con l’apertura per essere bevuto camminando siete già più immedesimati nel way of life newyorchese. Riprendiamo dal cup. Dovrete scegliere tra diverse combinazioni, io preferisco sempre il vanilla coffee (caffè aromatizzato alla vaniglia). Invece dello zucchero, uso solo bustine Sweet Low (quelle con la pantera rosa). A questo punto entro nell’area “dolci” e prendo a caso un muffin. Non voglio sapere quante calorie contiene (notare la contraddizione tra scelta del dolcificante a zero calorie e il dolce ipercalorico, tipica per certi versi dell’America). So solo che ogni volta è una sorpresa: cannella e mele, banana e noci, pure chocolate o vanilla e zenzero… L’espresso, non mi manca neanche per un secondo. Se poi anche voi diventerete muffin dipendenti, niente paura. Al supermercato, (provate il più grande di Manhattan, il Whole Foods Market di Columbus Circle o quello a Union square. Spesso all’entrata troverete della frutta esotica lavata e tagliata offerta alla clientela) potrete acquistare - a un dollaro - il preparato al vostro gusto preferito da portare in Italia. A quel punto, però, comprate anche il Sweet Low già che ci siete.



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