Ha proprio ragione Gianluca Neri quando dice "Ci torno perché non ci si può non tornare", a New York. E a Manhattan (il cui nome deriva da Mannahatta, così come la chiamavano gli indiani d'America, che significa "isola delle colline") un buon motivo per tornarci resta sempre il mitico ristorante indiano Panna II, sulla First Avenue, tra la sesta e la quinta, nel cuore del Lower East Side.
Credo che sia un'esperienza assurda cenare qui. Intanto, il soffitto e le pareti sono completamente ricoperti di luci a forma di peperoncino.
Poi perché se vi guardate intorno scoprirete oggetti di incerta provenienza (vedi il draghetto).
Ma soprattutto perché da Panna II si mangia discretamente, anzi si mangia proprio bene, spendendo una sciocchezza. Date un'occhiata al menu:
Esistono molte recensioni positive di Panna II, alcune si possono leggere direttamente mentre si cena, perché sono appese alle pareti.
Ma la cosa che davvero vi lascerà senza parole (già peraltro finite dopo aver pagato 15 dollari per mangiare bene a Manhattan) sarà scoprire a un certo punto, che il locale è minuscolo (25 posti a sedere più o meno). Gli specchi e le luci nascondono i pochi metri quadri in cui sono sistemati i tavoli. Dunque, obbligatorio prenotare ed evitate il sabato, se non volete imbattervi nella coda di studenti che attende il proprio turno sulla scalinata esterna.
E, in ogni giorno, fate comunque attenzione a non entrare al ristorante indiano sulla sinistra, alla fine della scala, perché ci sarà l'indiano buttadentro della concorrenza indiana che tenterà di fuorviarvi.
Buon samosa a tutti allora, e se proprio dovete andare di sabato, mentre attendete sulla scalinata il vostro tavolo, leggetevi il bel libro sulla gentrification* di Manhattan South New York, l'isola delle colline, di M. Maffi.
*che sta a significare la sostituzione dei vecchi abitanti poveri con nuovi benestanti e la bonifica fisica dei quartieri degradati
E, in ogni giorno, fate comunque attenzione a non entrare al ristorante indiano sulla sinistra, alla fine della scala, perché ci sarà l'indiano buttadentro della concorrenza indiana che tenterà di fuorviarvi.
Foto presa senza chiedere permesso da http://www.tandooriknights.co.uk, ma non ho fotografato i miei samosa. Perdono.
Buon samosa a tutti allora, e se proprio dovete andare di sabato, mentre attendete sulla scalinata il vostro tavolo, leggetevi il bel libro sulla gentrification* di Manhattan South New York, l'isola delle colline, di M. Maffi.
*che sta a significare la sostituzione dei vecchi abitanti poveri con nuovi benestanti e la bonifica fisica dei quartieri degradati
6 comments:
ci sono stata anche io! impressionanti le stalattiti incandescenti che ondeggiano all'altezza della faccia!
Ahahahah Dede spero tanto un giorno di farmi due passi con te per Manhattan.
The City per te Manhattan non ha davvero segreti! :O
La scena del "buttadentro" del locale accanto è tipica di Tokyo :) Solo che a volte si mangia pure meglio facendosi "abbordare".
Forte l'indiano sembra un tempio Krsna, forse si rischia però la sindrome di Stendhal tanta è la roba che ci hanno messo dentro...vabbè però io vado pazza per i samosa quindi quasi quasi vado...;-))
èè però proprio non è "nel cuore" del lower east side, che è delimitato a nord da houston... semmai nell'east side!
Hai proprio ragione pipis, sono quattro passi, ma PANNA II è all'altezza della sesta street, quindi giusto. E' che io quando giro per Manhattan non bado molto (sbagliando naturalmente), alle street di separazione quanto all'atmosfera: ad esempio, il locale dove si fuma l'arghilè sulla First Ave. o alcuni smoker admitted su Avenue A a me sembrano già in pieno mood da LES. Ma se volgiamo dare retta alle mappe e alle guide, hai perfettamente ragione. Anzi, grazie della segnalazione.
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