Nel 1929 Tamara de Lempicka dipinse il suo quadro intitolato New York (in alto a destra).
Molti la ricorderanno nel suo autoritratto di donna futurista al voltante di un’automobile con uno sguardo degno di Thelma & Luise... Anche lei aveva “lanciato la sua sfida alle stelle...”. Così come i futuristi dichiaravano nel loro manifesto d’esordio pubblicato su Le Figaro nel 1909.
Creatività, futuro, rottura, parole in libertà, sorpresa, provocazione, internazionalità, antipassatismo, emancipazione, verticalità... queste parole danno già un'idea di cosa ci sia stato di buono nel futurismo, ma sorprendentemente, si potrebbero usare anche per descrivere un aspetto di New York, come quello per cui un locale non dura più di qualche anno e dove “l’andare oltre” è un po’ un diktat implicito in ogni foglia che si muova.
Proprio questo mese, si celebrerà il centenario del futurismo nella Big Apple, grazie a Proforma, la Biennale dedicata alle forme d’arte live. Ma a collegare il futurismo e New York c’è anche l’artista Athos Cesarini, detto il pittore futurista italiano d’America che ha ritratto tutta New York con un tratto degno di Balla&Co.Il futurismo si espande nella città fermandosi in una sala del museo più commovente (per gli amanti dell’arte moderna e contemporanea) di Manhattan, il MOMA, dove i trovano alcune delle opere più rappresentative di questa rivoluzione di forme e di energie pittoriche.
Foto di Dede*
A Boccioni sarebbe senz'altro piaciuto che le sue opere fossero incorniciate dai grattacieli
A Boccioni sarebbe senz'altro piaciuto che le sue opere fossero incorniciate dai grattacieli
Anche se il futurismo fallì la sua rivoluzione artisitca, piegandosi al potere politico, dai semi della sua dirompente energia sono nati anche degli spunti positivi per il futuro, alcuni tutt’ora attuali (una chicca: aprendo il disco dei Duran Duran del 1988, scoprirete che è la copia del Poema del vestito di latte, opera futurista del 1937).
(* Dede di varie-ed-eventuali-blog.blogspot.com grazie!!!).
1 comment:
Bello il manifesto su Le Figaro, lo avevo dimenticato...beati gli "ammericani" che questo mese andranno al MOMA!
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