
Se New York è l’unica città in grado di alimentare la mia mente, c’è un’isola che è capace di alimentare la mia anima. Ci torno da anni e mai come nel 2010 la sento come un luogo vicino e complice. Per questo mi permetto di provare a trasmettere ai fedeli lettori di questo blog cosa rappresenta per me Formentera. Spero che questa digressione nel Mediterraneo sappia intrattenervi come l’adrenalina che di solito ci accompagna per le strade della Grande Mela.
E nato così Formentera non esiste, il primo libro che senza nessuna pretesa di essere esausitvo su tutto quello che ci sia da raccontare, tenta di presentare una Formentera inedita e, forse, più autentica: ci sono persone che visitandola hanno mangiato solo la pizza, senza conoscere le tradizioni gastronomiche locali, come il pesce secco o il sale liquido. Altre che hanno pagato 15 euro per un mojito senza provare lo hierbas, preparato con le erbe isolane. E poi c’è chi ha ballato la musica house senza aver ascoltato una sola volta i 4 de copes. Mi dispiaceva vedere la gente andare al mercatino hippy senza sapere esattamente cosa ha significato questo movimento per l’isola negli anni 60. O osservare turisti stesi su uno scoglio senza conoscerne la leggenda corrispondente. Per questo ho iniziato a scrivere, fino a parlare di musica, di arte, di magia...

E ora lasciatevi avvolgere dall’azzurro e abbassate le difese. Ascoltate il rumore del mare e provate a sentire se l’isola batte dentro di voi, anche se non ci siete mai stati. A tutti i “naviganti” che passeranno di qui, dedico un testo estratto dal capitolo Nuove utopie, tra caproni e cormorani:
In alcuni momenti, quando è il silenzio ad ascoltare, si ha l’impressione di essersi sintonizzati con il respiro cosmico. Rimanere sdraiati sulla sabbia ammirando i colori del tramonto che cambiano di mese in mese, dal lilla all’albicocca, riattiva i cuori romantici trascurati dall’asfalto delle città. Spesso e volentieri, soprattutto da chi arriva da fuori, Formentera viene percepita come un viaggio interiore, come un’occasione per conoscersi e confrontarsi con gli “io” più profondi e nascosti.
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Amore libero, ritorno alla natura, rinuncia agli interessi economici, la ricerca di un’idea di comunità, la musica, il corpo, il concetto di libertà e la droga per raggiungere paradisi artificiali. Formentera e gli hippy si incontrarono negli anni Sessanta. Il bar che li presentò esiste ancora, è gestito da tedeschi, ed è il Fonda Pepe, proprio vicino alla chiesetta di Sant Ferran. Una volta la strada era piena di calcinacci, non asfaltata, e questo punto di ritrovo ha fatto da scenografia a tutte le vite che passarono di qui in quegli anni. Per rivivere un po’ di quell’atmosfera ci si può far fototrasportare dagli scatti di Reinald Wünsche.
Se volete capire perché Formentera non esiste, vi segnalo che il libro è già disponibile sul blog www.formenteranonesiste.com e che lo troverete a Formentera per tutta l’estate 2010. Grazie per avermi seguito anche in questo folle viaggio lontano dalla nostra amata New York. Ma alla fine New York, Formentera, Tokyo: cosa cambia? L'importante è sentirsi vivi.