17 July, 2009

Due passi nell’isola che non c’è più

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Guerrieri... giochiamo a fare la guerra?
(Luther ai Guerrieri quando li raggiunge a Coney Island)

Il mare d'inverno. Una sensazione che rende malinconici: sembra di vedere le ragazze in costume, i cocktail colorati, i bagnini che soccorrono impedite signore e bambini che giocano con le formine. Invece, di inverno, è tutto fermo e si sente solo il meraviglioso rumore del mare. Moltiplicate questa sensazione di malinconia di perdita per milioni di volte e capirete cosa significa oggi ritrovarsi a Coney Island.


Questa penisola a ovest di Manhattan vanta una storia davvero gloriosa. Oltre ad essere stato un centro di villeggiatura molto in voga all'inizio del secolo, qui è nato l'hot dog, il Luna Park, ed è stato girato un film cult, I Guerrieri della notte (e poi sarà vero che in nome di Conegliano veneto derivi proprio da questa località?). Una storia che finì in seguito ad un incendio che nel 1932 costrinse gli abitanti ad abbandonarla.


Quando si scende dalla metro, le vetrate della stazione sono colorate e hanno delle raffigurazioni balneari o circensi: la bambina con il gelato, il giocoliere… ma siamo scesi a Disneyland? Bastano pochi passi per rendersi conto di quanto questo sia uno dei posti più fatiscenti (e mi hanno confermato anche più pericolosi quando cala il sole) di New York.


Mentre si attraversa la strada principale per raggiungere la spiaggia, nella mente di chiunque partirà una musichetta da giostra, inquietante quanto ripetitiva. Al nostro fianco, ci lasceremo alle spalle ex hotel, ex ristoranti, ex botteghe. Come se non bastasse in alcuni casi non si capisce se ci troviamo davanti a un garage abbandonato o a un magazzino effettivamente in uso.


I muri scrostati mantengono ancora la vivacità del poco colore rimasto, Coney Island doveva essere blu, rossa, arancione un trionfo di luci. Ed ora ecco qui un posto che inspiegabilmente è abbandonato a se stesso, anzi in mano alla criminalità russa.


Quest’aria priva di respiri diventa insopportabile alla vista del celebre Luna Park con la grande ruota. Ci si immedesima nei meccanismi arruginiti e l’unico desiderio è quello di correre verso il mare.

La spiaggia di Coney Island è bellissima. Larga, di sabbia. Si respira qui, e il mare ancora è vivo, per fortuna.


Non ci ritornerò, se non quando la ristruttureranno (mi dicono degli italiani di Brooklyn che potrebbero arrivare le sovvenzioni statali necessarie a renderla nuovamente una località divertente e vivace come un tempo). Ma sono stata contenta di aver spezzato l'ansia di futuro della City, con questa vecchia foto in bianco e nero, dove la ruota gira, gira, gira...senza muoversi di un centimetro.

6 comments:

Antonietta said...

isola che non c'è ma tu almeno l'hai vista!

Claudia Casu said...

Questo post è da brivido, un reportage veramente mozzafiato.
Chissà quanti luoghi simili ci sono a Tokyo, mi viene voglia di partire in esplorazione!

Babuska said...

Io leggo sempre, anche se commento poco. Ma stavolta mi strappi un grandissimo Wow! Sia per aver scoperto questo posto che per avercelo raccontato dal tuo punto di vista, sempre interessante. Un caro saluto.

The City said...

@Antonietta: a volte però non è meglio solo immaginare?;)

Kazu:non aspettiamo altro:)

@Babuska: è grazie a commenti come il tuo che ha davvero senso mettersi lì, nonostante ci siano mille cose da fare e il tempo sia poco, e raccogliersi per cercare di scrivere qualcosa di sentito, di vissuto. Grazie! quando ci dedichi una ricetta?;))) O un bel cocktail...

N.B. non ho scoperto io Coney Island eheheh

Babuska said...

Ah, che bella idea. Una ricettina Zen & The City. Mi spremo le meningi... Ciao! ;-)

dede leoncedis said...

Ci sono stata in un gennaio gelidissimo, e ne ho cavato quattro minuti di video. se li vuoi vedere sono qui

http://varie-ed-eventuali-blog.blogspot.com/search?q=coney+island

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